Nel 1138 Firenze divenne un comune autonomo, governato da un sistema repubblicano basato sulle Arti e Corporazioni, le potenti associazioni di mercanti e artigiani. La città si arricchì grazie al commercio e all’industria tessile, in particolare con la lavorazione della lana. Tuttavia, il periodo fu segnato anche dalle lotte tra Guelfi (favorevoli al Papa) e Ghibellini (favorevoli all’Imperatore), culminate nella definitiva vittoria dei Guelfi alla fine del XIII secolo.

I mercanti fiorentini iniziavano già a inserirsi nel circuito degli scambi europei. Panni semilavorati arrivavano dalle Fiandre e dalla Francia e l’allume per la tintura dal Levante: con questi i fiorentini raffinavano e tingevano i tessuti fino a trasformarli in preziose stoffe che rivendevano all’estero a prezzi notevolmente maggiorati. Iniziavano inoltre in quell’epoca le prime attività bancarie che garantivano lauti guadagni, sebbene con alcuni rischi, non ultimo quello di accusa di usura da parte della Chiesa.

All’interno della cerchia urbana si acuiva il conflitto, di natura culturale prima che militare, tra la morente tradizione feudale e la nuova borghesia mercantile, manifatturiera e bancaria. La stessa edilizia cittadina, ormai caratterizzata da altissime torri (in realtà vere e proprie fortificazioni cittadine) documentava uno stato di perenne lotta. È la Firenze della cerchia antica di Cacciaguida, ricordata da Dante.